Naked City – s/t – (Elektra/Nonesuch 1989)
Naked City è l’anello di congiunzione tra il jazz e tutto il resto. Una band di talentuosi musicisti e un progetto di autopsia culturale. La mente onnivora di John Zorn rigurgita in questo capolavoro Ornette Coleman e i Napalm Death, il Padrino e i cartoni animati della Warner Bros. In copertina, una foto di cronaca nera degli anni ’40 mostra un gangster riverso sul selciato e, poco distante, il suo revolver. L’ascolto inizia con una rielaborazione del tema di Batman, seguita da altre citazioni cinematografiche: l’onnipresente Ennio Morricone (“the sicilian clan”) e Henry Mancini (“a shot in the dark”). Le atmosfere spaziano dal lounge al progressive, con continui cambi di tempo. Alcune incursioni rumoriste, sempre più frequenti, preparano l’ascoltatore al peggio. Lentamente, la musica va in mille pezzi, fino a diventare un brutale grind-core. Dopo un assalto di 7 velocissimi collage acustici l’album rientra in territori più canonici con l’onirica “Chinatown”. Al risveglio, il sassofono di Zorn conduce il disco nel delirio fino alla fine, supportato da una band in grado di suonare con disinvoltura qualsiasi cosa, in qualsiasi modo, in qualsiasi momento.