Suicide – s/t – (Red Star 1977)
Graceland, USA – 1977. Brutto, grasso e depresso, il Re del Rock cade in una pozza di vomito. Così muore Elvis Presley, il bravo ragazzo del r’n’r: in un cesso, vittima di una aritmia (!) cardiaca provocata da una overdose di psicofarmaci. Alan Vega e Martin Rev ne trafugano subito il cadavere e installano i suoi ultimi oscuri ricordi nella memoria di un androide di Blade Runner. Il duo pubblica a nome “Suicide” un disco sconvolgente. Su una base di drum-machine che oggi definiremmo tribal/techno, l’organo Farfisa di Rev innesta i più classici riff rockabilly. La voce nervosa di Vega incendia l’album, gelida come la luce blu di una fiamma ossidrica. Sarà un totale insuccesso commerciale e allo stesso tempo una miniera di ispirazioni da saccheggiare per decenni. “Suicide” preconizza la claustrofobia metropolitana del punk, le melodie della new wave, i suoni del synthpop… Con falsa ingenuità, Alan Vega nega tutto. “Non ci vedo nulla di avanguardia. Per me era solo il blues di New York City.”