By admin on 20 Marzo 2011
Il netbook è la novità più interessante nel mercato dei personal computer. Il successo di questi piccoli ed economici portatili frena finalmente la gara machista di prestazioni e potenza cui ci avevano abituato i produttori di hardware e software, spostando la sfida tecnologica su caratteristiche più vicine alle esigenze degli utenti. Nel bel mezzo di questa piccola rivoluzione, Microsoft si trova a pubblicizzare Vista, un sistema che richiede una quantità spropositata di risorse solo per funzionare decentemente. I produttori di netbook guardano quindi a GNU/Linux come una buona alternativa, commissionando versioni personalizzate del Pinguino per i propri prodotti. L’accoppiata netbook/Linux funziona, dimostrando a tutti che non c’è bisogno di avere un reattore nucleare per navigare, guardare un film o scrivere un documento su un word processor. Nel frattempo sulla Morte Nera dell’impero M$, Steve “Darth Vader” Ballmer passa al contrattacco e decide di prolungare il supporto a XP, distribuendo licenze d’uso a prezzi stracciati per evitare di restare tagliato fuori da questa promettente fetta di mercato. L’azienda di Redmond rientra subito in gioco, ma per la prima volta dopo almeno dieci anni al consumatore viene chiesto di scegliere una piattaforma software per il proprio PC. La sfida è aperta, ma Asus, Acer e gli altri vendor sembrano non avere ancora compreso le potenzialità di un sistema, GNU/Linux, che si basa sulla flessibilità d’uso e sulla cooperazione tra sviluppatori e utenti. Chi acquista un netbook Linux-based si ritrova comunque con un sistema chiuso, di discutibile qualità e con una orribile interfaccia che, in nome della semplicità d’uso, offre all’utente una esperienza desktop scomoda e ridotta. Le comunità del free software, intanto, hanno già sfornato le loro versioni personalizzate di Linux, qualitativamente superiori e altrettanto “semplici” da usare, pronte per essere installate sugli EEEpc di Asus e sugli Aspire One di Acer. Se non si darà retta agli utenti, la comparsa di GNU/Linux sui netbook sarà solo una meteora.
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By admin on 20 Marzo 2011
Avete presente quelle serate casalinghe in cui ci si ritrova a guardare l’ultimo film appena scaricato dalla rete? Quando tutti si sono finalmente sbracati sul divano e si preme play sul lettore del pc, il filmato risulta codificato in klingon_V12: impossibile da visualizzare. A salvare la situazione ci pensa lo smanettone del gruppo, mettendo in atto la sua ricetta personale per la sopravvivenza nella giungla dei codec audio/video. Mplayer è un software libero, gratuito e multipiattaforma, ideato nel 2000 dal programmatore ungherese Árpád Gereöffy. Originariamente pensato per riprodurre filmati mpeg su Linux, in 8 anni di sviluppo il software è cresciuto a dismisura, includendo codec per centinaia di formati e il supporto ai principali sistemi operativi. La natura aperta del progetto Mplayer ha consentito anche lo sviluppo di versioni personalizzate non ufficiali come “Mplayer OSX extended”, probabilmente il miglior lettore multimediale disponibile per piattaforma Macintosh.
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By admin on 20 Marzo 2011
Dal gennaio 2006, quando Steve Jobs annunciò l’adozione di processori Intel x86 per le proprie workstation, non esiste più alcuna differenza sostanziale tra un Macintosh e un comune pc. Poco dopo quella data Apple iniziò a distribuire bootcamp, un software pensato per facilitare l’installazione di Windows sui Mac e consentirne la coesistenza con OSX, il sistema nativo fornito con la macchina. OSx86 Project è un wiki che assiste gli utenti pc nell’operazione inversa: installare ed eseguire OSX su pc. Se volete un Mac, ma non avete abbastanza soldi per permettervelo, potete assemblare un pc consultando la lista dei dispositivi compatibili con OSX e trasformarlo in un “hackintosh” seguendo una delle guide presenti sul portale. Nonostante il contratto di licenza di OSX ne vieti l’esecuzione su hardware non prodotto dalla Apple, c’è addirittura chi vende alla luce del sole dei cloni Mac economici pronti per l’uso, sostenendo che Apple non ha depositato correttamente il copyright per il proprio sistema operativo (!).
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By admin on 20 Marzo 2011
Navigando per il web ci si imbatte sempre più spesso in siti e portali che obbligano i visitatori a registrarsi solo per poterne sfogliare i contenuti. Chi usa spesso la rete si trova così ad avere decine di account, la maggior parte dei quali creati appositamente per accedere a una singola – spesso inutile – informazione. E per ogni account creato, la casella di posta dello sventurato internauta deve essere data in pasto a terzi, alimentando il mercato grigio della compra-vendita dei contatti e moltiplicando la probabilità di diventare bersaglio di odiose e-mail commerciali. Bugmenot è un servizio che mette a disposizione di tutti le credenziali necessarie ad accedere a un gran numero di siti web, tra cui quello del New York Times, youtube e rapidshare. Il servizio è mantenuto dagli stessi utenti: chiunque effettui una registrazione è incoraggiato a pubblicare username e password su bugmenot, evitando così a qualcun altro la fastidiosa trafila.
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