By admin on 20 Marzo 2011
Ci si sente sempre in un film di fantascienza quando al supermercato la cassiera recupera il prezzo di un oggetto scansionando il codice a barre con un aggeggio laser. Il “barcode” altro non è che una codifica ottica di un insieme di dati, rappresentata opportunamente per poter essere letta da una macchina. Molti di noi possiedono già un dispositivo in grado di leggere un codice a barre: il cellulare. Con la fotocamera integrata nel telefonino, un opportuno software e una connessione al web, sarà dunque possibile leggere e interpretare un qualsiasi codice a barre. A che scopo? Pensateci un attimo… una volta letta la descrizione di un oggetto da acquistare ci si potrebbe automaticamente collegare a un servizio che ne confronti i prezzi in diversi negozi. Durante la campagna elettorale americana, alla Azalea Soft hanno pensato a qualcosa di diverso: un codice a barre che, letto da un telefonino, apre automaticamente il sito di… Barack Obama!
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By admin on 20 Marzo 2011
Rapidshare è il nome di una società tedesca che dal 2006 si occupa di “file hosting”. Il servizio offerto dalla compagnia consiste semplicemente nel mettere a disposizione degli utenti uno spazio virtuale nel quale è possibile trasferire documenti. Una volta trasferito un file, si ottiene un link dal quale lo stesso potrà essere scaricato. Diffondendo il link in uno spazio pubblico (ad esempio in uno dei numerosi forum dedicati) si può rendere disponibile il documento a chiunque. Attraverso motori di ricerca specializzati come loadingvault si possono cercare i link ai documenti da scaricare specificando delle parole chiave. Chi dispone di un account rapidshare a pagamento ha però una corsia preferenziale per il download: nessun tempo di attesa e banda illimitata. Da una comune adsl un filmato di due ore potrà essere scaricato in una ventina di minuti. Un mese di abbonamento costa quanto affittare un paio di dvd da blockbuster.
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By admin on 20 Marzo 2011
L’acronimo RFID (Radio Frequency IDentification) indica un insieme di tecnologie usate per l’identificazione a distanza. Un chip RFID è un dispositivo molto piccolo che può essere impiantato in un oggetto o in un animale. Il chip contiene informazioni che possono essere lette, ed eventualmente modificate, da altri dispositivi nel raggio di una decina di metri. Le applicazioni sono numerose: i chip RFID sostituiscono già i codici a barre in numerosi supermercati e possono essere usati per identificare gli animali (rimpiazzando marchiature e tatuaggi), i pazienti negli ospedali e altro ancora. Diversi paesi, tra cui dal 2006 l’Italia, usano questi chip nei passaporti. Il falso senso di sicurezza fornito dal passaporto elettronico è stato definitivamente demolito da un membro del THC (The Hacker’s Choice), che è riuscito a farsi identificare come “Elvis Aaron Presley” in un aereoporto tedesco. Nel video diffuso sul sito si può vedere la foto del re del rock’n’roll apparire dal regno dei morti sul display dello scanner di sicurezza dell’aereoporto.
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By admin on 20 Marzo 2011
Previsto per Settembre 2008, è stato posticipato alla fine dell’anno il rilascio della nuova versione di “America’s Army”, uno dei videogames più giocati online. Prodotto dall’esercito USA per promuovere il reclutamento, il gioco ripercorre le fasi dell’addestramento di un soldato fino all’azione sul campo di battaglia. Per gli amanti del gioco elettronico, America’s Army è un must: tecnicamente ben fatto, giocabile e gratuito. Il realismo espresso dal gioco è tuttavia oggetto di controversie. Se l’aspetto puramente pratico è ben curato (è possibile uccidere un avversario o morire con un solo colpo ben assestato), l’esperienza visiva risparmia all’utente il lato cruento della guerra (sparare a qualcuno con un arma di grosso calibro da distanza ravvicinata non produrrà il sangue e la devastazione attesi dal videogiocatore). Per questo tipo di realismo, gli appassionati del genere faranno meglio a rivolgersi alla saga fanta-horror di Doom.
Per chi è già arruolato e torna da un vero scenario di guerra, gli strizzacervelli dell’esercito a stelle e strisce hanno in serbo un altro videogame: “Virtual Iraq” . Pensato per i soldati che hanno bisogno di un “trattamento dei disturbi post-traumatici da stress” (circa il 25% dei veterani), Virtual Iraq è un ambiente di realtà virtuale derivato dal videogioco “Full Spectrum Warrior”, rimodellato nell’ambientazione e modificato per usare le periferiche tipiche delle tecnologie VR. Come sul lettino di uno psichiatra, i soggetti vengono portati progressivamente alle situazioni che hanno originato il loro disturbo allo scopo di fronteggiare ed esorcizzare il trauma. Si comincia con una passeggiata per Baghdad, e si arriva ai combattimenti, alle insurrezioni, alle corse in tank finite con una bomba esplosa al lato della strada. Il realismo è un fattore essenziale: Virtual Iraq riproduce visioni, suoni e persino odori di spezie, sudore, polvere da sparo. Ma, anche qui niente sangue e odore di carne bruciata. “Non siamo sicuri di voler raggiungere questo livello di intensità”, dicono i ricercatori coinvolti nel progetto.
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