Mentre i giornalisti italiani sono invischiati nel raccontare i soliti gialli scontati – uno squallido misto tra la signora Fletcher e “Cronaca Vera” – in Svezia si celebra quello che i media locali hanno definito il processo del secolo. Un caso giudiziario che vede contrapposti i rappresentanti dell’industria del copyright e il motore di ricerca Pirate Bay. Come tutti gli internauti sanno bene, nella baia pirata si possono cercare i documenti condivisi da altri utenti della rete sul protocollo p2p noto come “torrent”. Il motore di ricerca si limita a indicizzare i contenuti (quali che essi siano) e mettere in contatto le persone che effettuano lo scambio dei dati. Non un solo bit di materiale pirata è archiviato nei server di Pirate Bay. Ad essere sotto accusa è l’intero sistema di scambio dati peer-to-peer, accusato genericamente di “favorire” lo scambio di dati illegali. Quello di Stoccolma è dunque un processo ideologico contro il comunismo tecnologico che ha reso obsoleta la proprietà privata dell’informazione!
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