Secondo il Test di Turing, se un essere umano non riesce a distinguere un suo simile da una macchina in una conversazione, quest’ultima è da considerarsi intelligente. Una fascinazione riformulata più volte negli anni – come nel test “Voight-Kampf” cui vengono sottoposti i replicanti in Blade Runner – ed oggi alla base di criteri pratici di discernimento. I CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart) sono quei box con immagini distorte di lettere e numeri in uso su diversi siti web. Durante la registrazione ad un portale che offre caselle e-mail, viene richiesto all’utente di digitare i caratteri che vede nel box. Lo scopo è quello di impedire a dei software di effettuare in maniera automatica migliaia di registrazioni per ottenere account dai quali inviare posta indesiderata: il famigerato SPAM. L’idea è che solo un utente umano sia in grado di dare un significato a dei caratteri deformati in maniera caotica. Le tecniche più strane di ingegneria sociale sono state usate dagli spammers per aggirare il test: dal virus “Melissa”, una finestra con una ragazza che effettua uno striptease ad ogni captcha risolto, fino all’acquisto di forza-lavoro (!). Il mese scorso i CAPTCHA dei servizi Gmail, Yahoo! e Windows-Live sono stati finalmente crackati da sofisticati programmi di riconoscimento ottico. Una innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale fornitaci dagli insospettabili promotori di pillole blu!
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